Marco Martin

Profilo

Professor Marco MartinMarco Martin è docente di Lettere Classiche ed insegna presso il Liceo Classico e Linguistico C. Colombo di Genova. È titolare di cattedra al Liceo Classico dall'a.s. 2001-2002. L'ambito di interesse scientifico e saggistico da un iniziale campo di indagine strettamente storiografico concernente la storia della cultura e delle idee nel mondo antico e relativo ai rapporti tra intellettuali greci e classe dirigente romana in età ellenistica ed in particolare alla questione morale dell'imperialismo romano nella storiografia greca di II e I secolo a.C. (argomento della tesi di laurea in Storia Romana del 1996 in riferimento alle testimonianze di Polibio, Panezio e Posidonio riguardo alla politica espansionistica romana) si è orientato più marcatamente negli anni seguenti verso lo studio della geografia storica e dell'etnografia ellenistica ed imperiale con particolare attenzione per la storia della formazione e dello sviluppo delle categorie interpretative dell'alterità barbarica e per la storia delle idee (primitivismo ed idee del progresso, antitesi tra civiltà e barbarie, creazione degli archetipi positivi e negativi dell'altro da sé, filosofia della storia).

Nello specifico l'indagine si è rivolta soprattutto alla figura di Posidonio d'Apamea etnografo e in più in generale al rapporto tra mondo greco-romano e cultura celtica, nel tentativo di ricostruire un quadro filologicamente attendibile e storicamente esauriente dell'etnografia celtica e cimbrica del grande erudito e della fortuna da essa avuta negli autori successivi (argomento questo della tesi dottorale in Storia Greca del 2000 e della monografia Posidonio d'Apamea e i Celti, Roma, Aracne, 2011). Il mondo celtico di cui Posidonio fu testimone diretto ha offerto anche un ampio panorama per approfondimenti rivolti alla storia della società e degli aspetti più rilevanti della cultura celtica e gallica: dalla centralità sociale dei banchetti ai duelli, fino alle tipologie di dipendenza servile e clientelare ed al ruolo rivestito dalla classe sacerdotale druidica. Il dibattito su questioni di carattere linguistico-culturale e antropologico ha coinvolto anche direttamente lo studio di alcuni ambiti dell'area letteraria gaelica per confronti e paralleli diacronici con temi e descrizioni della tradizione medievale irlandese delle saghe epico-eroiche. In particolare lo strumento interpretativo posidoniano, filtrato da quello tucidideo, di comparare i Celti contemporanei con i Greci dell'epica omerica come rappresentanti di uno stadio evolutivo della cosmopoli umana alla quale la res publica romana stava progressivamente fornendo un'unità politico-amministrativa ha offerto uno stimolante mezzo di confronto e di discussione con il mondo delle saghe eroiche irlandesi.

Nell'ambito della storiografia etnografica si innesta anche l'interesse maturato per la letteratura di viaggio e per la letteratura diaristico-etnografica di età settecentesca e dell'Ottocento e nello specifico di area adriatico orientale: dalmata e balcanica di lingua italiana, croata e serba (Alberto Fortis, Giulio Bajamonti, Carlo Gozzi, Ivan Lovrich e il repertorio folclorico delle narodne pjesme), con lo studio di autori analizzati soprattutto per la persistenza nelle loro opere di modelli e di archetipi classici e di approcci di metodo in gran parte legati ancora all'uso di categorie interpretative antiche per la descrizione delle realtà e delle manifestazioni socio-economiche e culturali dello straniero e in particolare degli abitanti delle regioni delle Krajine croate e dell'entroterra dalmata, i Vlasi-Morlacchi (Viaggio in Dalmazia di A. Fortis, Memorie inutili di C. Gozzi, Morlacchismo d'Omero e repertorio poetico dalmato-bosniaco del Diario di una gita in Bosnia di G. Bajamonti, Osservazioni al Viaggio in Dalmazia dell'Abate Fortis di I. Lovrich, fino alle opere di F. Cusani, C. Yriarte, G. Modrich ed H. Bahr). Lo studio si è incentrato prevalentemente sul meccanismo di formazione del modello dell'alterità barbarica del bon sauvage illirico, fonte di quel fortunato stereotipo culturale identificato nel “morlacchismo” letterario che ha improntato di sé molta produzione europea tra ‘700 e ‘800 da Goethe a Herder, da Mérimée a Scott, da Nodier a Tommaseo (solo per citarne alcuni), attraverso la creazione di un modello di straniero idealizzato che ha fortemente contribuito al mito dell'esotismo balcanico e dei rapsodi slavo-meridionali, ritenuti affini al primitivo modello omerico. La letteratura di viaggio nei Balcani redatta da intellettuali italiani o di cultura italiana di entrambe le sponde adriatiche (relativa alla Dalmazia interna o Morlacchia e alla Bosnia-Erzegovina) ha, infine, offerto l'occasione per un'indagine più ampia riguardante la cultura dalmatica e Spalato nel XIX secolo fino al Trattato di Rapallo ed un'area dell'Europa orientale ottomana (Tracia, Bulgaria, Rumelia e Moldavia) visitata dall'abate e scienziato dalmata raguseo Ruggiero Boscovich nella seconda metà del XVIII secolo, nel 1762, (il resoconto del viaggio di Boscovich è riportato nel suo Giornale di un viaggio da Costantinopoli in Polonia, pubblicato nel 1784 ed oggetto del saggio con commento uscito per i tipi di Aracne, Roma nel 2014). Il Giornale di Boscovich, analizzato nei suoi originali aspetti geo-etnografici, ed in particolare cartografici in riferimento agli aggiornamenti introdotti alle carte dell'Atlante di Rizzi Zannoni, e in notevole misura linguistico-glottologici (per quanto riguarda la terminologia slavo-turco-romena con osservazioni di notevole perspicacia) offre, altresì, numerosi e suggestivi spunti di confronto e di analogia con la storiografia etnografica greca e romana, alla quale più volte si rimanda nel corso della descrizione contenuta nel Giornale.

Infine il rapporto tra mondo greco-romano e cultura ebraica. L'interesse per il confronto ricco e spesso conflittuale tra il mondo classico e quello ebraico si è sviluppato sempre all'interno dello studio della rappresentazione dell'alterità culturale nella letteratura greca e in quella di lingua latina e nello specifico ha trovato nello studio della Lettera di Aristea a Filocrate e nelle testimonianze etnografiche di autori greci e romani (Agatarchide, Ecateo, Strabone, Flavio Giuseppe, Filone d'Alessandria, Tacito) un significativo repertorio del tentativo di confronto e di conoscenza tra le diverse identità culturali.

Da anni, per concludere, l'interesse maturato per l'evoluzione e per lo sviluppo linguistico del Greco e delle sue multiformi espressioni culturali ha orientato lo studio verso l'apprendimento del Greco Moderno e della cultura greca ortodossa e verso l'approfondimento del rapporto tra lingua katharèvusa e lingua dhimotikì con la proposta didattica di corsi pomeridiani di Lingua e Cultura Greca Moderna tenuti presso gli Istituti di servizio professionale e rivolti alla presentazione di vari aspetti di civiltà e di lingua del mondo greco antico, di quello bizantino e soprattutto di quello contemporaneo.


Principali filoni di studio